Rifugi Antiaerei - Liceo Ginnasio e altri luoghi


In Italia, la difesa antiaerea era stata organizzata già nel 1934, ma durante la guerra trovò scarsa applicazione. Durante i duri bombardamenti cui fu sottoposta la città, era necessario trovare protezione in luoghi sicuri. Per questo, il 12 maggio 1940, un comunicato segreto inviato a tutte le Prefetture ordinava di completare la costruzione dei rifugi antiaerei; quelli costruiti in città potevano ospitare un massimo di 1470 persone, per una popolazione che nel 1940 ammontava a 35000 abitanti.
A Cuneo erano in tutto otto i rifugi pubblici, cioè quelli accessibili in caso di bombardamento, ma solo tre di questi erano "discretamente sicuri" perché dotati di ossatura in cemento armato: quello del palazzo del governo in via Roma 3, quello del liceo Ginnasio in corso Giolitti 11, quello della sede dell'INPS in C.so Nizza angolo C.so Dante.
Tutti i rifugi in tempo di guerra erano stati contrassegnati con una R, seguita dal numero di posti disponibili. Per esempio, all'esterno della portina d'ingresso di C.so Nizza n. 18 si riesce ancora a leggere "R posti n. 50", a indicare che negli scantinati dell'edificio vi era un rifugio antiaereo capace di 50 posti. In molti edifici che ospitavano abitazioni civili furono allestiti dei ricoveri nelle cantine, puntellate con assi e travi. All'inizio del conflitto, un'ordinanza stabiliva che tutti gli scantinati in via Roma venissero svuotati e messi a disposizione del Comune e gli ingressi di chiusura fossero dipinti di bianco per riconoscerli.
Per ogni rifugio venne nominato un capo-fabbricato, responsabile della conformità dei locali e della disciplina degli inquilini. Doveva accertarsi che gli scantinati fossero adeguatamente attrezzati e che negli appartamenti fossero stati spenti luce e gas.
Queste norme non erano però sempre seguite; spesso non erano rispettate le più elementari norme dell'igiene e non sempre chi ne usufruiva rispettava la dovuta disciplina, il che poteva mettere a rischio la loro incolumità e sicurezza.
Nel 1943 emerse l'idea di costruire una galleria, la quale avrebbe dovuto attraversare l'altopiano sul quale sorge Cuneo; essa sarebbe servita come ricovero pubblico in caso di offese nemiche, data l'insufficiente difesa garantita dai ricoveri casalinghi.
Si capì però che la costruzione di questo collegamento sotterraneo sarebbe costata più del restauro e la riparazione dei rifugi presenti; il progetto non fu attuato.

Durante la guerra furono predisposti allarmi per avvertire che la città era sotto attacco aereo. In questi casi il Comune non doveva essere impreparato ed è per questo che nel 1939 fu emanata una legge relativa alla protezione antiaerea, in cui erano precisate le norme da seguire a questo scopo. L'allarme era costituito da tre sirene elettromeccaniche che furono collocate nel Municipio, all'interno di Corso Stura e Corso Gesso; ve ne erano altre sulla torre Littoria, presso l'INCIS, alla Stazione ferroviaria e a Sant'Antonio. Si decise che in caso di guasti, la campana della Torre Civica li avrebbe sostituiti.
A partire dalla dichiarazione di guerra, il 10 giugno 1940, il Ministro della Guerra ordinò l'oscuramento parziale del Paese. Tutte le luci non indispensabili furono eliminate e le altre oscurate con vernice azzurra. Nessuna emissione luminosa doveva fuoriuscire all'esterno. Per limitare la visibilità aerea, fari, fanali, lampioni furono schermati. Venne proibita inoltre la pubblicità luminosa e i negozi della città furono dotati di tende oscuranti nere o azzurre.
Si attuò in seguito l'oscuramento totale della città e la luminosità delle lampadine rimaste diminuì; si sostituì la luce azzurra dell'illuminazione pubblica a quella bianca, per non essere facilmente visti dall'alto. La circolazione era limitata.
In Cuneo furono predisposte squadre di soccorso, che gestivano i soccorsi divisi in quattro zone, corrispondenti alle parrocchie. Nuovi segnali di allarme segnalavano la fine del pericolo aereo e dell'oscuramento.
I bombardamenti aerei nemici iniziarono nel giugno 1940, da parte dei Francesi, colpendo la parte compresa tra la Chiesa del Sacro Cuore e la stazione ferroviaria. La città fu poi nel mirino degli attacchi aerei degli Alleati a partire dal luglio del 1944, nel pieno della guerra partigiana; le incursioni puntarono a obiettivi strategici per le comunicazioni come stazioni, linee ferroviarie e ponti. I danni maggiori furono provocati in Cuneo dai bombardamenti del 28 agosto 1944 e dell'11 febbraio 1945, che colpirono rispettivamente l'attuale Corso Kennedy (allora Corso Stura), facendo 32 vittime, e la zona compresa tra Corso Gesso e via Peveragno, con 20 vittime. In totale, Cuneo subì 39 giorni di bombardamenti. Dal conflitto furono gravemente danneggiate le due principali linee ferroviarie, quella per Savona e la Cuneo- Ventimiglia (con diramazione per Nizza).