Il Ghetto
Situata tra Contrada Mondovì e via Chiusa Pesio, già intorno alla metà del Quattrocento la comunità ebraica a Cuneo era una delle più antiche del Piemonte, composta per lo più da Ebrei giunti dalla Provenza, come denunciano i cognomi di derivazione franco provenzale (Cavaglion da Cavaillon, Foà da Foix o Momigliano da Montmélian). Proprio in questo luogo la comunità avviò una piccola attività di commercio e di artigianato. Le prime attestazioni del quartiere ebraico, la "Giudecca", risalgono al dicembre del 1436, in applicazione degli Statuti di Amedeo VIII.
Nel 1723, con le Regie Costituzioni, venne istituito il Ghetto, le cui porte, a differenza del quartiere ebraico, erano chiuse dall'esterno dal tramonto all'alba per impedire agli Ebrei di uscire di notte. Luogo destinato alla residenza della comunità, il Ghetto andò poi ingrandendosi fino a occupare l'intero isolato tra Contrada Mondovì, Via Alba e Via Chiusa Pesio.
Nel 1774 il numero degli Ebrei residenti a Cuneo era di 164 membri; l'aumento della comunità verificatosi nel 1779 causò problemi di convivenza poiché le persone ospitate in questo spazio ristretto arrivarono a essere circa 215. L'incarico di tracciare il perimetro dell'area del Ghetto fu probabilmente affidato all'ingegner Francesco Gallo, che si era già occupato di delimitare i Ghetti di Mondovì e Fossano. Passaggi aerei e corridoi permettevano l'attraversamento e la circolazione da via a via, poiché quest'area doveva rimanere chiusa.
Nel 1848, in applicazione dello Statuto Albertino, iniziò l'emancipazione giuridica degli Ebrei, che poterono godere così dei diritti civili e politici ed essere ammessi alle cariche militari e civili. Da questo momento, però, il numero dei membri della comunità cominciò a diminuire, a causa del trasferimento di molte famiglie nelle grandi città.